Come salvaguardare la relazione con l’altro

Giovedì 8 Febbraio 2018

Un incontro utile e interessante quello col dott. Giovanni Lenti, psicologo e psicoterapeuta. Il tema trattato in questo primo incontro di formazione organizzato da Unitalsi Genova e Foulard Bianchi era senza dubbio importante e di attualità: “Come salvaguardare la relazione con l’altro”.
Relazionarsi con gli altri non è facile e lo è ancor meno quando in mezzo c’è una malattia o una disabilità, che influisce inevitabilmente sul nostro approccio. Per noi Unitalsiani è normale avere a che fare con qualunque diversità e aiutarsi reciprocamente, ma ci siamo mai chiesti il motivo per cui lo facciamo? Perché decidiamo di mantenere il legame con l’associazione e ripetere ogni anno l’esperienza del Pellegrinaggio a Lourdes? C’è addirittura chi ci prende in giro per questo, chi ci considera un po’ matti, visto che preferiamo una tale esperienza, spesso faticosa, invece di una vacanza in qualche luogo di villeggiatura. C’è chi dice “Torno e Lourdes perché le sensazioni che provo davanti alla Grotta di Massabielle son qualcosa di unico”, c’è chi dice “Vado sempre in Pellegrinaggio perché voglio dare il mio contributo e aiutare chi non potrebbe partire da solo, e comunque quello che ricevo è sempre più di quello che riesco a dare”. C’è anche chi sottolinea che addirittura può essere una sorta di egoismo, “Lo faccio semplicemente perché mi sento di farlo e perché mi fa stare meglio”. Ma c’è soprattutto una ragione che ci spinge a farlo, e che è insita nella nostra fede cristiana: quel mettersi al servizio del prossimo, chiunque esso sia, perché essere fratelli vuol dire anche questo. E il richiamo di Nostra Signora, che sentiamo forte nel cuore, ci spinge proprio in questa direzione.
Ma il dubbio che spesso ci assale è: “Sarò in grado di farlo?”. In effetti l’approccio di un sano con un malato o con un disabile non è sempre così facile, può farci venire mille interrogativi e scopriamo che è lo stesso anche viceversa. Anche se tante paure non dovrebbero esistere, visto che a ciascuno fa piacere essere trattato in modo normalissimo. E allora… niente pietismo, niente eccesso di compassione o di pudore, ma una buona dose di altruismo e aiuto reciproco.
D’altra parte, se consideriamo l’aspetto caratteriale, non siamo tutti uguali, c’è la persona che parla volentieri anche della propria malattia, magari scherzandoci su come fosse un modo per esorcizzarla, ma c’è anche chi ha un carattere schivo e introverso e non ama raccontarsi agli altri; chiudersi in se stessi può voler dire peggiorare la propria condizione, ma è anche vero che non bisogna mai forzare qualcuno; lasciamo al malato la decisione sul se e quando aprirsi con noi.
In definitiva, aiutare il prossimo fa star bene e consente agli altri di stare meglio. Continuiamo a farlo, perché noi tutti abbiamo bisogno di socializzare, impariamo a capire quando è il momento di parlare e quando è meglio ascoltare, impariamo a chiedere “In che cosa posso esserti di aiuto?”, e soprattutto impariamo a trattare il prossimo come vorremmo essere trattati noi stessi.

 

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